L'altalena

 

Grazia Belli Tempestini è nata a Pontedera (Pisa) risiede a Casteldelbosco, una graziosa frazione nel territorio di Montopoli Val d'Arno in provincia di Pisa.
Ha collaborato alcuni anni fa, per la narrativa, alla rivista "Confidenze" edita da Mondadori, pubblicando storie d'amore. Svolge la sua attività professionale nel settore amministrativo-import del gruppo Piaggio & C. Spa di Pontedera.
Pagine 144, formato 15x21. Illustrazioni di Elena Barsotti.
 “Il tempo… ieri, oggi, domani, in vesti diverse è sempre lo stesso – Spiega Grazia Tempestini “Passato, presente, futuro… l’alfa e l’omega, principio e fine… non sono altro che diramazioni di un’unica sorgente, la sorgente della vita. La vita è un fiume più o meno tortuoso e alla fine del viaggio tutte le direzioni confluiscono nel mare, grande, immenso che accoglie e restituisce. Dal cielo l’acqua cade sulla terra così la vita, dopo il pellegrinaggio terreno, ritorna al cielo per vivere una nuova dimensione, nello spazio e tempo infinito”.


PREFAZIONE
La stagione più ricca di profumi, sapori, emozioni, affetti indelebili senza ombra di dubbio è l’infanzia.
Conoscenze, esperienze, la stessa percezione del meraviglioso mondo esterno, i contatti, il rivelarsi delle persone agli occhi curiosi e attenti di quando siamo bambini, fanno parte di quel bagaglio di ricordi che, viaggiando nella vita, ci portiamo appresso e anche se vecchio e polveroso, l’affezione è così grande che non riusciamo mai a staccarcene.
I nostri ricordi, convivono in noi, fanno parte del nostro passato, sono le nostre radici.
E quando, a distanza di anni, capita di osservare un oggetto, una persona oppure in un momento di solitudine, di nostalgia, o per qualche strana coincidenza, si percorre la strada a ritroso, frugando nel nostro bagaglio, ecco ci appare uno scorcio lontano, un luogo a noi caro e lo vediamo in tutte le sue note cromatiche, così vero, così nitido, come togliendo improvvisamente il telo da un quadro e la scena di colpo illuminata, ci appare nel suo insieme rivelando i dettagli più nascosti, quelli che pensavamo dimenticati.
Nell’infanzia, tempo e spazio sono dilatati, le giornate sembrano non avere mai fine. Le strade, gli interni delle case, ogni oggetto, ogni cosa, ci appaiono così grandi e così carichi di significato. Niente sfugge allo sguardo acuto di un bambino, ogni gesto, ogni sfumatura si fissa nella memoria fino ad improntarne la sua crescita.
Il desiderio struggente di crescere, di diventare adulti è forte nell’infanzia.
Chi da piccolo non ha guardato i più grandi desiderando che il tempo passasse in fretta per poterli presto imitare?
Da bambina spiavo mia madre in camera davanti allo specchio. La guardavo mentre si passava il rossetto sulle labbra o quando delicatamente si stendeva la cipria profumata sul volto. Inebriata dall’odore dolciastro di quella polvere finissima, per meglio respirarla, facevo in modo di avvicinarmi a lei e furtiva, mi riempivo i polmoni della gradevole fragranza. Fingevo di giocare e con la coda dell’occhio, carpivo i gesti ritmici e lenti del suo braccio mentre la spazzola affondava morbidamente fino a sparire nelle lunghe onde dei suoi capelli corvini. Infine osservavo le sue dita scivolare sapientemente sui fianchi, per un ultimo tocco al vestito. Coglievo il suo sorriso riflesso nello specchio, quella nota di personale approvazione nell’intima contemplazione della sottile figura. Incantata da quel cocktail di civetteria e femminilità, appena non mi vedeva, la imitavo, sognando un giorno di poter anch’io uscire di casa col viso truccato, i tacchi alti, le unghie laccate.
La vita è fatta così. Da ragazzi si rincorre il sogno di diventare presto adulti immaginando chissà quale speciale destino o incantevole avventura a noi riservata, e da grandi, una volta saliti sul treno in corsa, la velocità imposta da un automatismo impietoso, non permette rallentamenti, le soste non sono ammesse e nell’angolo più recondito del nostro cuore, capita, talvolta, di sentirsi traditi, come se qualcosa di essenziale nel corso degli anni ci fosse sfuggito e la sensazione che qualcosa sia rimasto appeso, sospeso, non pienamente vissuto o realizzato, permane. O forse, ahimè! il trascorrere veloce degli anni non ci ha lasciato il tempo per viverli. Si pensa allora con infinita nostalgia a quando eravamo bambini, al tempo migliore che ci siamo lasciati alle spalle ma che, all’epoca, non eravamo in grado di assaporare, di apprezzare appieno la gaiezza di quei giorni sereni.
Nell’infanzia, emozioni, sensazioni, la valutazione stessa degli episodi può risultare alterata, come è altrettanto vero che si riesce meglio a giudicare, a cogliere l’importanza, il senso degli avvenimenti, analizzando l’esperienza vissuta a posteriori.
Penso all’estate, alle vacanze…. Nella vita frenetica di oggi, la stagione estiva ci piomba addosso, tra i tanti affanni, che quasi non ce ne accorgiamo. Sfumano in un lampo i giorni di svago, e di relax e torniamo alla nostra routine domandandoci se veramente siamo andati in vacanza o se è stata solo una pura illusione, un sogno, una breve parentesi, appena una boccata d’ossigeno prima di re-immergerci nella folle corsa della vita. E ogni anno puntualmente riaffiorano i ricordi delle lunghe, spensierate estati della mia infanzia.

L’autore

  

La lettura del libro ispira le stesse sensazioni e gli stessi sentimenti che si possono provare sfogliando un album di fotografie in bianco e nero. La narrazione dell’autrice, ricca di particolari e di raffronti tra il modo di vivere degli anni ’60 e la nostra epoca,  ben rappresenta  i cambiamenti repentini  della nostra società. La riflessione che ne scaturisce ci induce a fermarci un attimo per pensare se veramente lo stile di vita che abbiamo intrapreso grazie all’avvento di tutte quelle innovazioni tecnologiche e di costume, che confeziona su misura dell’individuo il modello della perfezione da clonare all’infinito, sia in definitiva ciò che effettivamente ci fa star bene.
Il racconto autobiografico, ambientato in parte in un piccolo borgo medievale dell’entroterra pisano ed in parte in una località marina, evidenzia con nitidezza le differenze tra le due comunità: mentre in campagna l’esistenza continua a scorrere seguendo i rigidi canoni tramandati da generazione in generazione, dove la comunità vigilava sulle azioni della singola persona e gli anziani  sovrintendono alla conduzione della famiglia, imponendo ferree regole di vita, al mare comincia a diffondersi una mentalità più aperta e spensierata.
La bambina, che soggiorna in queste due località durante le vacanze estive, pur non trascurando i giochi ed i coetanei, è attratta dal mondo degli adulti e da tutto ciò che le appare arcano. In particolare è affascinata dalla personalità della zia più giovane, che sa trasmetterle con semplicità, valori importanti quali la saggezza, l’amore ed il rispetto.  Molto spesso negli anni successivi farà ricorso a quel  bagaglio di esperienze, per forgiare  la sua personalità, così come  riuscirà a comprendere con chiarezza taluni concetti solo dopo che avrà maturato  in sé maggiore consapevolezza sui veri valori della vita.
Propongo pertanto a chiunque desideri scoprire o riscoprire un periodo storico un po’ lontano, ma ancora presente nei pensieri di chi ha avuto l’opportunità di viverlo, la lettura di questo bel libro, frutto di intensa, appassionata e nostalgica riflessione sul ciclo della vita.
Buona lettura.
Alessandra Vivaldi
Sindaco del Comune di Montopoli in Val d’Arno

Un libro che parla di Chianni e che vuole essere un omaggio ad alcuni personaggi del passato e a Chianni.
Immagini, sogni, ricordi di adolescenti: i giochi sulla strada, i colori, i sapori, la natura, il lavoro di tanta gente, la vita familiare vissute in questo piccolo Paese.
I vari scorci di luoghi ed angoli, fotografati nella memoria di una ragazza che si pongono, allora come oggi, di identità per tutto il paese e dove si ritrova la comunità, che dal passato cerca di trarne risorse nuove per costruire il futuro.
Tante memorie e valori  che Chianni vuole conservare per la sua gente.
Colgo l’occasione per ringraziare l’autrice di questo libro che ha raccolto un pezzo di se stessa, arricchendo le nostre conoscenze sulla collettività, che ci ha preceduto di un cinquantennio ed ha prodotto un altro pezzo del mosaico della memoria storica.
Suo presupposto è che la storia è fatta anche di accadimenti  quotidiani di piccolo respiro.
Si tratta di un’occasione per Chianni ed in particolare per la sua gente di riflettere sulle proprie radici e sul proprio futuro.
Francesca Mancini

Sindaco del Comune di Chianni